Modelli linguistici di precisione sintattica

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Strutture tipologiche 1

Ogni lettore anticipa il significato dei vocaboli che prevede di incontrare nel testo: anzitutto il lettore anticipa nella propria mente il valore sintattico delle parole (soggetti o complementi, aggettivi o avverbi, predicati, ecc.). Il valore sintattico degli elementi lessicali dipende dalla relazione tra le loro posizioni all’interno del testo.

Il lettore prevede di incontrare un soggetto, quando inizia a leggere un periodo qualsiasi, perché la lingua italiana usa la struttura tipologica soggetto+verbo+oggetto. Perciò devo precisare il soggetto in ogni periodo che scrivo: devo precisare il soggetto all’inizio di ciascun periodo, per facilitare la lettura e la comprensione del testo; ma posso sottintendere il soggetto (evitando di scriverlo), se apro un periodo con un verbo declinato in forma disambigua, come quando scrivo «devo precisare il soggetto» perché il verbo «devo» può sottintendere solo il soggetto “io”.

Le frasi che sottintendono il soggetto o il complemento oggetto implicano un rischio grave: il lettore potrebbe sostituire il soggetto o il complemento sottinteso (X) con un soggetto o un complemento oggetto diverso (Y), prelevandolo dal primo vocabolo (ambiguo) disponibile nel testo o, peggio, il lettore potrebbe individuare un soggetto o un complemento oggetto fittizio nella propria rappresentazione mentale della “scena” descritta dal testo. Perciò devo specificare il soggetto di ogni verbo, per evitare malintesi che potrebbero alterare il significato di una frase o che potrebbero affaticare il lettore, disincentivandolo a proseguire la lettura.

Ecco qualche esempio di come potrei interpretare una frase apparentemente chiara: «Tizio consegnò l’assegno a Caio per avere, in cambio, il ciclomotore; finì poi nelle mani di Mevio e, da quel momento, non so che fine abbia fatto».

  1. Tizio consegnò l’assegno a Caio per avere, in cambio, il ciclomotore; il ciclomotore finì poi nelle mani di Mevio e, da quel momento, non so che fine abbia fatto.
  2. Tizio consegnò l’assegno a Caio per avere, in cambio, il ciclomotore; l’assegno finì poi nelle mani di Mevio e, da quel momento, non so che fine abbia fatto.
  3. Tizio consegnò l’assegno a Caio per avere, in cambio, il ciclomotore; Tizio finì poi nelle mani di Mevio e, da quel momento, non so che fine abbia fatto.
  4. Tizio consegnò l’assegno a Caio per avere, in cambio, il ciclomotore; Caio finì poi nelle mani di Mevio e, da quel momento, non so che fine abbia fatto.

Il lettore anticipa il significato delle frasi in funzione delle esperienze che ha vissuto in passato e in funzione della rappresentazione mentale che elabora intorno al testo quando legge. L’anticipazione del lettore può coincidere con la mia intenzione comunicativa, solo se gli fornisco indicatori lessicali e sintattici disambigui, che mi consentano di comunicare rappresentazioni mentali dettagliate e vivide; altrimenti il lettore rischia di fraintendere le mie intenzioni comunicative, soprattutto se scrivo molti periodi subordinati ed ellittici, che confondono il lettore circa la sequenza logica del discorso e delle proposizioni.

I linguisti definiscono “proposizione” ogni frase munita di soggetto e predicato (verbo).

Una o più proposizioni giustapposte compongono un “periodo”.

La linguistica distingue le proposizioni tra:

  1. Principali, che hanno senso compiuto indipendente, perché posso scriverle isolandole da altri periodi, identificando il soggetto in modo esplicito (p.es.: «Lui specifica il soggetto, per evitare malintesi»).
  2. Secondarie, il cui verbo dipende dal soggetto principale, perciò il senso delle proposizioni secondarie dipende dalle proposizioni principali (p.es.: «Lui specifica il soggetto, per evitare malintesi»).

Le proposizioni principali devono aprire le frasi e le proposizioni dipendenti devono concludere le frasi perché la struttura tipologica principale+dipendente aiuta il lettore a comprendere il discorso con pochi sforzi.

Posso esprimere un concetto medesimo in forme diverse, ma la forma più semplice agevola il processo di decodifica, come stabilisce il principio filosofico del c.d. rasoio di Ockham. Perciò preferisco scrivere: «Preparo la zuppa perché fa freddo», anziché «Poiché fa freddo, preparo la zuppa»; come preferisco scrivere usando la struttura tipologica soggetto+verbo+complemento: «Luigi arrivava tardi al lavoro quando prendeva il treno» anziché «Arrivava tardi al lavoro, Luigi, quando prendeva il treno». Posso invertire la struttura tipologica quando scrivo testi poetici o emotivi (nei termini usati da Roman Jakobson, Fundamentals of Language, 1956), ma devo rispettare la struttura tipologica quando scrivo i testi referenziali (tecnici e argomentativi), trattati in questo corso.

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